Giacomo Leopardi - Aforismi
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Giacomo Leopardi - Aforismi
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Giacomo Leopardi
Aforismi
Giacomo Leopardi
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► Amore, amor, di nostra vita ultimo inganno. ► Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor. ► Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia. ► Certo, l'ultima causa dell'essere non è la felicità, perciocché niuna cosa è felice. ► Tutto è follia in questo mondo, fuorché il folleggiare. Tutto è degno di riso, fuorché il ridersi di tutto. Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze. ► Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo, come chi ha il coraggio di morire. ► Chi non ha uno scopo non prova quasi mai diletto in nessuna operazione. ► Chi più si ama meno può amare. ► Cosa rarissima nella società, un uomo veramente sopportabile. ► Tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici. ► Due cose belle ha il mondo: amore e morte. ► E' curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono state prese per indizio di poco merito. ► È funesto a chi nasce il dì natale. ► È vero, come predica Cicerone, che la virtù è il fondamento dell'amicizia, né può essere amicizia senza virtù; perché la virtù non è altro che il contrario dell'egoismo, principale ostacolo all'amicizia. ► Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo. ► Gli uomini si vergognano non delle ingiurie che fanno, ma di quelle che ricevono. ► I beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti o si corre pericolo di perderli. ► I fanciulli trovano il tutto anche nel niente, gli uomini il niente nel tutto. ► I momenti migliori dell'amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia, dove tu piangi e non sai di che. ► Il genere umano non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. ► Il maligno dice male dé buoni; lo stolto or dé buoni, or dé malvagi; il saggio di nessuno mai. ► Il piacere è sempre o passato o futuro, e non è mai presente. ► Il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non trapassarli. ► Il più solido piacere di questa vita, è il piacere vano delle illusioni. ► Vivi felice, se felice in terra visse nato mortal. ► Intendo per innocente non uno incapace di peccare, ma di peccare senza rimorso. ► Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d'amore. ► L'abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge. ► L'arte non può mai uguagliare la ricchezza della natura. ► L'esistenza può essere maggiore senza che lo sia la vita. ► L'immaginazione è la prima fonte della felicità umana. ► L'impressione di piacere può rimanere tale fino a quando non si è certi di piacere soprattutto a sé stessi. ► L'insegnare non è quasi altro che assuefazione. ► L'irresoluzione è peggio della disperazione. ► L'unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti, è di non oltrepassarli mai. ► L'uomo è infelice perché incontentabile. ► Una poesia ragionevole è lo stesso che dire una bestia ragionevole. ► La conoscenza degli effetti e l’ignoranza delle cause produsse l’astrologia. ► La convenienza al suo fine è quello in cui consiste la bellezza di tutte le cose, e fuor della quale nessuna cosa è bella. ► La felicità o infelicità non si misura dall'esterno ma dall'interno. ► La felicità è impossibile a chi la desidera. ► La guerra più terribile è quella che deriva dall'egoismo, e dall'odio naturale verso altrui, rivolto non più verso lo straniero, ma verso il concittadino, il compagno. ► La morte non è male: perché libera l’uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male ► La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte. ► La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. ► La noia è la più sterile delle passioni umane. Com'ella è figlia della nullità, così è madre del nulla: giacché non solo è sterile per se, ma rende tale tutto ciò a cui si mesce o avvicina. ► La noia non è altro che il desiderio puro della felicità non soddisfatto dal piacere, e non offeso apertamente dal dispiacere. ► La noia non è se non di quelli in cui lo spirito è qualche cosa. ► La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico. ► La solitudine è come una lente d'ingrandimento se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo. ► Un uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarà grande, quanto più sarà dominato dalla ragione. ► La stima è come un fiore, che pestato una volta gravemente o appassito, mai più non ritorna. ► La stima non è prezzo di ossequi: oltre che essa, non diversa in ciò dall'amicizia, è come un fiore, che pesto una volta gravemente, o appassito, mai più non ritorna. ► Non basta che lo scrittore sia padrone del proprio stile. Bisogna che lo stile sia padrone delle cose. ► Non si vive al mondo che di prepotenza. ► Non ti accorgi Diavolo, che tu sei bella come un Angelo? ► Tornami in mente il dì che la battaglia d'amor sentii la prima volta e dissi: Oimè, se questo è amor, com'ei travaglia! ► Quasi tutte le principali scoperte che servono alla vita civile sono state opere del caso. ► Se la miglior compagnia è quella dalla quale noi partiamo più soddisfatti di noi medesimi, segue ch'ella è appresso a poco quella che noi lasciamo più annoiata. ► Senza le illusioni non ci sarà quasi mai grandezza di pensieri, né forza, impeto e ardore d'animo, né grandi azioni che per lo più son pazzie. ► Tutto è amor proprio nell'uomo e in qualunque vivente. Amabile non pare e non è se non quegli che lusinga o giova l'amor proprio altrui. ► Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. |
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La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca. Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del Classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana (le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto), approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei (Byron, Shelley, Chateubriand), divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste - derivate principalmente dall'Illuminismo - si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il proprio pessimismo.
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Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale.
Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'esistenzialismo.
Uno dei crateri del pianeta Mercurio è stato chiamato Leopardi in suo onore.
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« E fango è il mondo »
(A se stesso, Giacomo Leopardi)
Dopo il primo passo verso il distacco dall'ambiente giovanile e con la maturazione di una nuova ideologia e sensibilità che lo portò a scoprire il bello in senso non arcaico ma neoclassico, si annuncia nel 1817 quel passaggio dalla poesia di immaginazione degli antichi alla poesia sentimentale, che il poeta definì l'unica ricca di riflessioni e convincimenti filosofici.
La teoria del piacere
La "teoria del piacere" è una concezione filosofica postulata da Leopardi nel corso della sua vita. La maggiore parte della teorizzazione di tale concezione è contenuta nello Zibaldone, in cui il poeta cerca di esporre in modo organico la sua visione delle passioni umane. Il lavoro di sviluppo del pensiero leopardiano in questi termini avviene dal 12 al 25 luglio 1820.
La "teoria del piacere" sostiene che l'uomo nella sua vita tende sempre a ricercare un piacere infinito, come soddisfazione di un desiderio illimitato. Esso viene cercato soprattutto grazie alla facoltà immaginativa dell'uomo, che può concepire le cose che non sono reali. Poiché grazie alla facoltà immaginativa l'uomo può figurarsi piaceri inesistenti, e figurarseli come infiniti in numero, durata ed estensione, non bisogna stupirsi che la speranza sia il bene maggiore e che la felicità umana corrisponda all'immaginazione stessa. La natura fornisce tale facoltà all'uomo come strumento per giungere non alla verità, ma ad un'illusoria felicità.
Anche l'occupazione (che può essere considerata la soddisfazione continua degli svariati bisogni che la natura ha fornito agli uomini) è una condizione che porta felicità nella vita dell'uomo. Ad essa si oppone il tedio, la noia, che è il male più grande che possa affliggere l'umanità (vedi la canzone Ad Angelo Mai ed altri testi). La felicità, dunque, è più facilmente trovata dai fanciulli che riescono sempre ad immaginare e perdersi dietro ogni "bagattella", ovvero riescono a distrarsi con ogni sciocchezza.
Secondo Leopardi, l'umanità poteva essere più vicina alla felicità nel mondo antico, quando la conoscenza scarsa lasciava libero corso all'immaginazione; nel mondo moderno, invece, la conquista del vero ha portato.
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